ANNO 14 n° 118
Feto nel cassonetto, ieri udienza al Riesame
I giudici si sono riservati la decisione
01/06/2013 - 04:00

VITERBO – Si è svolta ieri mattina al tribunale delle libertà di Roma l’udienza di Riesame fissata dopo il ricorso, presentato dal sostituto Franco Pacifici, contro la decisione del gip Francesco Rigato di respingere la richiesta d’arresto per l’infermiere, in servizio all’ospedale Belcolle, che aveva procurato la ricetta per il Cytotec 200 (medicinale che induce l’aborto) alla giovane romena che, il 2 maggio scorso, aveva gettato la bambina che aveva appena partorito in un cassonetto di via Solieri.

Una vicenda su cui, in termini di capi di imputazione, procura e tribunale non sono d’accordo sin dall’inizio. Quando la 24enne è ancora ricoverata a Belcolle (ad accompagnarla era stato sempre il suo amico infermiere, che aveva chiamato a causa dell’importante emorragia conseguente il parto; proprio durante la corsa verso l’ospedale la sosta per gettare il feto tra i rifiuti del quartiere Carmine), il pm Pacifici chiede la custodia cautelare in carcere per soppressione e occultamento di cadavere, lasciando aperta la possibilità che la bimba (nata prematura di sette mesi) fosse nata morta. Il gip, però, respinge la richiesta.

Poi i primi risultati dell’autopsia: il medico legale Mario Bacci ritiene che la piccola avrebbe potuto salvarsi. Quindi due nuove richieste d’arresto: per la romena ma anche per l’infermiere. L’ipotesi di reato è omicidio. Accolte solo in parte dal gip: l’uomo rimane a piede libero, mentre la donna finisce in carcere per l’accusa respinta precedentemente, cioè quella di soppressione e occultamento del cadavere. Per il gip Rigato, infatti, la bambina è nata morta.

Ma la Procura non è d’accordo e impugna la decisione del giudice: per il pm si è trattato di omicidio e i responsabili sono la romena quanto l’infermiere.

Come anticipato all’inizio, l’udienza di Riesame si è svolta ieri mattina e il collegio dei giudici capitolino si è riservato la decisione.

Nel frattempo, l’avvocato della donna, Maria Antonietta Russo, che aveva rinunciato al Riesame, avrebbe intenzione di chiedere una misura meno restrittiva per la sua assistita.





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